Studio Salina

TEMPO DI ATTESA PER UN PRIMO COLLOQUIO:
Stefano Montaldi: 4 - 6 SETTIMANE
Maria Statti-Perugini: 4 - 6 SETTIMANE
Maria Piovesana: 3 - 4 SETTIMANE
Marco Godio: 4 - 6 SETTIMANE
STEFANO MONTALDI
Dr. med.
Spec. FMH in Psichiatria & Psicoterapia
Tempo di attesa per un primo colloquio:
4 - 6 settimane
Per una risposta veloce siete pregati di contattarmi via mail al seguente indirizzo:
PERSONALIA
Sono nato a Locarno nel 1956.
Ho frequentato le scuole elementari a Locarno, poi il ginnasio e il liceo presso il Collegio Papio di Ascona, dove ho ottenuto la maturità federale. 

Ho poi studiato medicina alle università di Friborgo (i primi due anni) e di Losanna, dove ho ottenuto il diploma federale di medico nel gennaio del 1982.

Ho intrapreso la formazione in Psichiatria & Psicoterapia lavorando come medico-assistente a Losanna e a Montreux (1982-89), e ho ottenuto il Titolo FMH nel 1989.

Per quasi 3 anni ho ricoperto la funzione di capoclinica presso l’Ospedale Psichiatrico Universitario di Céry, a Losanna–Prilly (1989-91) 

Sono poi rientrato in Ticino e ho aperto uno studio medico di psichiatria a Locarno nel 1991.  Nel 2003 mi sono trasferito a Muralto, dove esercito ancora oggi.

Nel 2010 mi ha raggiunto, in qualità di collaboratrice e psicoterapeuta delegata, a tempo parziale, la collega Maria Statti Perugini, di cui avevo potuto apprezzare le grandi qualità professionali e umane già da diversi anni, durante la sua lunga ed approfondita formazione clinica e teorica.

Nel 2014 è poi arrivata Elisa Devrel, giovane collega psicoterapeuta in formazione, con interesse ed esperienza anche nella cura di bambini e adolescenti. 

Sono sposato dal 1986 con Giovanna, nata Gianoni, dermatologa, e sono padre di 2 figli ormai già adulti.
FORMAZIONE PROFESSIONALE
Sono cresciuto alla psichiatria clinica nel cantone di Vaud degli anni ’80, a contatto con il modello psicanalitico e con il modello sistemico, che convivevano più o meno pacificamente con la psichiatria farmacologica “classica”, con l’approccio psico-sociale e con  i modelli “umanisti” di stampo europeo e in particolare francese, sotto l’alta guida e la grande competenza di Christian Müller, pioniere storico della psicoterapia delle psicosi. 

Il mio grande maestro è stato François Grasset, che mi ha pazientemente insegnato il mestiere, a stretto contatto con la dimensione clinica, nella vita quotidiana istituzionale di pazienti e di curanti. Ho così appreso l’importanza dell’alleanza terapeutica, e ho praticato l’indispensabile ed all’epoca ancora avanguardistica integrazione dei diversi modelli teorici, in un contesto universitario allora caratterizzato dalla continua e polemica lotta tra le diverse scuole.

Mentre percorrevo i sentieri dell’analisi personale freudiana (ma non troppo) con Pierre André Gloor, ho imparato molto, sul piano della pratica ambulatoriale, durante i tre anni passati a Montreux, da Janos Ambrus e soprattutto da José Tordera e Michelle Jugnet.  A loro devo molto di quanto so fare nella gestione della relazione psicoterapeutica interpersonale, e di quanto ho assimilato sui fattori di guarigione, sull’empatia e sull’esperienza emotiva correttiva, in un clima collegiale dialetticamente molto vivace, spesso rovente e in parte ancora rigidamente kleiniano. 

Verso la fine della mia permanenza a Losanna ho anche imparato a conoscere e apprezzare l’approccio fenomenologico, tedesco e francese, in particolare della schizofrenia, grazie a Pierre Bovet, e una prima apertura verso le filosofie orientali, grazie a Gerard Salem e alla sua fondazione Ling. 
A quest’epoca inizia anche il mio interesse per la riflessione sui temi esistenziali (la morte, la solitudine, la sofferenza, la libertà, il senso della vita) che mi aveva già portato alla scelta di studiare medicina. Ho così iniziato a leggere Viktor Frankl e Irvin Yalom, riannodandomi ad un fil rouge che risale alla formazione filosofica (esistenzialista) ricevuta durante la mia adolescenza, e che in seguito ho costantemente cercato di integrare nella mia pratica clinica quotidiana. 

Ancora a François Grasset devo la mia esperienza nella cura delle patologie gravi del post-partum, grazie anche alla possibilità dell’epoca di poter ricoverare in clinica psichiatrica le mamme assieme con i loro bebè, grazie a un dispositivo terapeutico molto affinato con il quale ho avuto la fortuna di poter collaborare. 

Da Luc Kaufmann e da Odette Masson ho ricevuto l’entusiasmo e le basi dell’approccio sistemico e della terapia familiare, che avrei successivamente approfondito formandomi per un anno al CEF di Losanna (dove ho potuto incontrare anche Daniel Stern) e successivamente per 4 anni  al CERFASY di Neuchâtel, quando ero già rientrato in Ticino. 

Durante gli anni ’90, prestando il servizio militare nelle truppe psichiatriche del nostro esercito, ho potuto iniziarmi alle prime conoscenze di psico-traumatologia, disciplina dalla quale ho imparato molto, fino ai due anni di formazione con Ellert Nijenhuis sulla terapia con pazienti portatori di traumi complessi. 

Ho poi studiato a fondo l’affascinante mondo della teoria dell’attaccamento fondata da John Bowlby, e ho imparato molto nei seminari tenuti da Grazia Attili. Da qui ho conosciuto il pensiero di Giovanni Liotti, e mi sono interessato al (neo) cognitivismo, nelle sue diramazioni, mentre cercavo di seguire lo straordinario sviluppo delle neuroscienze durante l’ultimo decennio, che continua a portare numerose fertili implicazioni connesse alla pratica della psichiatria e della psicoterapia. 

Tre anni fa ho iniziato a scoprire la bellezza, la profondità e l’utilità clinica della pratica di meditazione di tipo Mindfulness, e della psicologia del Dharma, riscoprendo le prime antiche influenze losannesi, che già mi avevano permesso di sensibilizzarmi al ruolo molto centrale che può giocare la spiritualità nella salute mentale. Qui devo molto a Gherardo Amadei ed a Liliana Merk, dell’associazione italiana e ticinese “Esperienze di Mindfulness” che con grande umanità e sensibilità mi hanno introdotto a questa dimensione esperienziale così particolare e così straordinaria, così complessa e così semplice.